Fireball virus cinese che prende di mira le aziende

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Fireball virus cinese che prende di mira le aziende

L’ultima minaccia scoperta da Check Point

se i dati saranno confermati, può essere considerata

come una delle più grandi violazioni informatiche mai individuate.

Secondo l’azienda esperta in sicurezza informatica

un malware, soprannominato Fireball, sarebbe riuscito

a compromettere più di 250 milioni di computer.

Tra cui anche quelli di molte aziende italiane.

Fireball virus cinese che prende di mira le aziende

Fonte

Fireball virus cinese che prende di mira le aziende
In altre parole, Il virus sarebbe partito dalla Cina per diffondersi poi in tutto il mondo e

colpirebbe prendendo il controllo dei browser, i quali successivamente sono, una volta che

il codice malevolo è riuscito a penetrare nei dispositivi delle vittime, trasformati in

computer zombie, macchine pronte a soddisfare ogni richiesta degli hacker.

 

Inoltre, Attraverso Fireball, infatti, i cybercriminali possono lanciare sui pc colpiti qualsiasi

tipo di codice malevolo.

 

Il malware “cinese” sarebbe anche in grado di dirottare il traffico web degli utenti verso

pagine pubblicitarie e generare in questo modo introiti

 

Fireball come colpisce

In altre parole, Per aumentare il traffico pubblicitario Fireball installa sui browser delle

macchine infettate dei plug-in, sembrerebbe che dietro al virus ci sia proprio una grande

agenzia di digital marketing con sede a Pechino.

 

Rafotech, questo il nome dell’azienda cinese, utilizzerebbe il malware per sabotare i

browser, sostituendo i motori di ricerca di default, con dei motori di ricerca falsi.

 

I rischi per gli utenti sono tanti, Fireball può spiare l’attività internet degli utenti, acquisire

le loro credenziali e, come detto, eseguire sui computer infettati qualsiasi codice malevolo.

 

Fireball virus cinese che prende di mira le aziende

In conclusione, I paesi più colpiti da Fireball sono India e Brasile, Le conseguenze di

Fireball potrebbero essere catastrofiche, vista l’ampiezza e la diffusione della minaccia.

 

Tra i 250 milioni di computer colpiti, il 20%, secondo i dati forniti da Check Point

apparterrebbero alle aziende Italiane

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