Google e Facebook accusati di violare il nuovo regolamento GDPR

Google e Facebook accusati di violare il nuovo regolamento GDPR

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Partenza col botto per il GDPR: Google e Facebook sono già accusati di non aver rispettato le norme del regolamento europeo per la tutela dei dati personali entrato in vigore (25 maggio). A dare il via alle prime contestazioni è stato Noyb.eu, un gruppo austriaco per la tutela della privacy, guidato dall’attivista Max Schrems.

Il gruppo ha deciso di presentare quattro distinte istanze ad altrettante autorità garanti della privacy: una contro Google (in Francia), le altre contro Facebook (in Austria) e le due società gestite dal colosso dei social network – Instagram (in Belgio) e WhatsApp (Amburgo).

Noyb.eu parte da uno dei principi fondamentali del GDPR: gli utenti devono esprimere un consenso libero, consapevole e specifico al trattamento dei dati personali e tale volontà non può essere condizionata dalla minaccia della mancata esecuzione di un contratto per il quale tale consenso non è richiesto.

Come conseguenza pratica, il consenso acquisito mediante checkbox già selezionate e metodi analoghi non può più essere utilizzato … in teoria. In pratica, Noyb.eu accusa Googe e Facebook di farlo:

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Google e Facebook accusati di violare il nuovo regolamento GDPR

Google rischia una multa da 3,7 miliardi di euro, mentre le tre eventuali multe per Facebook, Instagram e Whatsapp sarebbero da 1,3 miliardi di euro (ciascuna). Sarà comunque necessario attendere le valutazioni delle rispettive autorità garanti. Nel frattempo sono arrivate le prime risposte ufficiali.

Google ha sottolineato che ha adottato gli accorgimenti necessari per rispettare il regolamento ed aggiunto: sin dalle fasi iniziali di sviluppo curiamo la privacy e la sicurezza dei nostri prodotti e siamo impegnati a rispettare il GDPR.

Facebook ha detto di essere al lavoro per rispettare i requisiti di legge: negli ultimi 18 mesi, abbiamo adottato misure per aggiornare i nostri prodotti, le nostre politiche e le nostre procedure, al fine di offrire agli utenti trasparenza e controllo sui dati per tutti i servizi forniti i n Europa (Erin Egan, Chief Privacy Office di Facebook)

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